Si è conclusa la campagna di misura della plastica in mare
Consorzio
Si è conclusa la campagna di misura della plastica in mare Consorzio
Retinato
Modello di corrente

Giovedì 18 settembre si è conclusa la missione oceanografica “Plastic Pelagos”, partita da Livorno l’8 settembre, durante la quale il gruppo di ricercatori appartenenti a vari istituti quali l’Università di SienaISPRAIFREMER, il Gruppo di studio sulle Tartarughe Marine del Museum National d'Histoire Naturelle di Parigi, l’Università di Ferrara e il Consorzio LaMMA, a bordo della nave oceanografia ASTREA (ISPRA), hanno condotto uno studio sull’impatto della materie plastiche sull’ambiente marino.

La contaminazione da macro e microplastiche

Si è così potuta ottenere una fotografia dello stato di contaminazione da macroplastiche e microplastiche in una vasta area che comprende il santuario Pelagos, studiando in particolar modo l’impatto dei minuscoli frammenti di plastica (microplastiche) e dei suoi derivati su organismi sentinella, indicatori dello stato di salute del mare, quali ad esempio pesci, tartarughe, mammiferi marini come balene e delfini.
La rotta si è snodata attraverso le aree più sensibili, da Livorno a Genova fino all’Asinara, l’Isola d’Elba e l’Isola di Capraia, ottenendo risultati preoccupanti che evidenziano concentrazioni di microplastiche simili a quelle delle aree più contaminate del Pacifico.
La presenza di "marine litter" (in particolare plastica) nell’ambiente marino è inclusa dalla recente direttiva europea sulla salute del mare, la "Marine Strategy" (2008/56/CE), proprio tra gli 11 descrittori qualitativi del buono stato ecologico delle acque marine. 

La modellistica delle correnti

Il LaMMA ha contribuito alla missione con un supporto alla scelta dei punti di campionamento. Poiché, infatti, le  microplastiche, così come le macroplastiche, sono trasportate passivamente dalle correnti marine, i modelli di correnti operativi al LaMMA hanno permesso di individuare le possibili aree in cui si possono trovarne maggiori quantità: in tali zone si sono concentrati i campionamenti, avvenuti filtrando le acque di superficie con un retino trainato dalla nave.  

Il lancio del "secondo" float

 
  Il lancio del float

La missione ha permesso ai ricercatori del LaMMA di mettere a mare un float ovvero uno strumento oceanografico in grado di funzionare da profilatore autonomo, misurando, a vari livelli di profondità, parametri marini come temperatura e salinità. Inoltre tale strumento, trasmettendo periodicamente la propria posizione, consente di tracciare le correnti marine di superficie e più profonde; questi dati saranno successivamente utile strumento di calibrazione degli output dei modelli  idrodinamici, operativi al LaMMA.
Questo float, finanziato nell'ambito del programma ARGO-Italy coordinato da OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale), è stato messo a mare il 14 settembre nella zona di mare a circa venti miglia a largo dell’arcipelago della Maddalena: a breve i dati trasmessi da questo strumento saranno visibili sul sito web del LaMMA. 

Un'occasione per sensibilizzare il pubblico

Uno degli scopi della missione è stato la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di operatori commerciali, industriali e turistici,  tramite incontri ed eventi avvenuti nei porti toccati dalla rotta, come la conferenza stampa tenutasi all’Acquario di Genova il 9 settembre, con la partecipazione dell’Università di Siena, Ifremer, ISPRA, e del Consorzio LAMMA, in cui sono stati esposti gli obiettivi della missione e ed è stato descritto lo stato del nostro mare per quanto concerne l’inquinamento da plastiche e microplastiche, come anche i rischi e pericoli a questo connessi.