Perché c’è l’allerta arancione se oggi c’è il sole?
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Perché c’è l’allerta arancione se oggi c’è il sole? Consorzio

Questa domanda se la sarà fatta qualcuno stamattina aprendo la finestra di casa e vedendo il cielo sereno. Ancora questa mattina in Toscana sulla zona dell’Alto Mugello c’è un’allerta di colore arancione per rischio idrogeologico. Esattamente il rischio attivo è “idrogeologico e idraulico del reticolo minore”, ovvero rischio connesso a frane, smottamenti o esondazioni di corsi d'acqua secondari come effetto delle precipitazioni. Nello specifico caso di oggi il rischio è soprattutto per le frane che stanno interessando diverse aree dell’Alto Mugello, con criticità importanti su molti piccoli comuni e sulla viabilità della zona. Nonostante oggi sia bel tempo, il livello arancione resta valido fino alle ore 13:00 del 18 maggio (ndr. a seguire giallo) perché, anche se non sta piovendo, su quelle aree permane il pericolo di nuovi smottamenti o di ulteriori scivolamenti delle frane attive. Gli effetti di alcuni fenomeni meteo, come le abbondanti piogge dei giorni scorsi possono infatti protrarsi anche quando l’evento meteo si è esaurito. Non è la prima volta che succede e non succede solo con le frane. La stessa cosa accade per le piene dei fium,i e quindi si può dare il caso che una volta cessata la pioggia resti attiva un’allerta rossa per rischio idraulico (alluvione) finché la piena non è passata.

 

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L'allerta non è esattamente una previsione meteo

Il sistema di allertamento troppo spesso viene letto esattamente come fosse una previsione meteorologica quando in effetti non lo è. L’emissione di un’allerta è infatti una cosa più ampia della previsione meteo, è la migliore valutazione possibile del rischio derivante dagli impatti che certi fenomeni meteo posso avere sui territori. Ci sono fenomeni per cui questa connessione tra forzante meteo e l’impatto al suolo è più evidente e più facilmente valutabile, anche con diverse ore di anticipo, altri casi in cui invece lo è molto meno. La valutazione degli impatti al suolo è infatti perfino più complessa della già complessa previsione meteorologica, poiché dipende da fattori anche molto locali che non sono valutabili in modo dettagliato, con largo anticipo e su aree estese quali le aree di allerta.   

Emettere un’allerta significa essenzialmente decidere di attivare il sistema di protezione civile regionale e locale (stati di attivazione crescente dal giallo al rosso) affinché predisponga in anticipo le misure idonee a minimizzare i possibili impatti dell’evento sul territorio (come la chiusura di viadotti, scuole, parchi, pubblici ecc.) e al contempo sia pronto a gestire eventuali criticità. Si attivano le associazioni locali di protezione civile perché siano pronte a intervenire, oppure si predispongono i mezzi spalaneve o le idrovore in punti critici che si allagano facilmente, e molto altro ancora fino all’attivazione della colonna mobile vera e propria. 

 

L’allerta non è una semplice previsione del tempo. L'allerta serve a gestire il rischio

 

L’allerta serve a gestire il rischio, non è una semplice previsione del tempo. Quindi nel caso di allerta gialla per temporali può capitare che non piova proprio. Ma non significa che l’allerta sia sbagliata. L’allerta non è mai giusta o sbagliata, non dovremmo proprio usare queste categorie per valutarla. L’allerta non si valuta come fosse un vaticinio della chiromante. Il sistema di allerta, che viene adottato con formule simili in tutto il mondo, serve a gestire il rischio derivante dall’impatto degli eventi meteorologici sui territori e porta con sé, quindi, sia l’incertezza della previsione meteo (molto alta per fenomeni come i temporali) che l’incertezza legata all’effettivo impatto dei fenomeni sui singoli territori. Non ha senso che la valutiamo sulla scala individuale: sulla mia testa non è piovuto quindi era sbagliata. Le allerte per temporali spesso riguardano aree estese, perfino un’intera regione, perché è impossibile sapere 24 ore prima dove questi fenomeni potranno verificarsi. In questi casi la cosa più probabile è che sulla nostra testa non cada una goccia. E quindi perché si fa? Perché in questo modo i comuni interessati da quell’avviso potranno attivare le misure che ritengono utili a gestire gli impatti se l’evento si verificasse, magari chiudendo un parco, annullando una sagra, cancellando un evento, controllando le zone critiche sul territorio comunale e informando la popolazione. Questo comporta un costo, un costo per i servizi pubblici, un costo per le imprese, un costo per le persone che vedono limitata per qualche ora la loro libertà o devono gestire la chiusura di servizi di pubblica utilità.  

 

Forse tutti dovremmo imparare a gestire meglio quel disagio, quel costo che ci viene chiesto per evitare danni peggiori. È lo stesso disagio che chiunque affronta se decide di non usare più la macchina per ridurre le emissioni di gas climalteranti o sprecare meno acqua per preservare la risorsa idrica o acquistare meno prodotti impacchettati nella plastica. 
Accettare quel disagio è quello che ci permetterà forse di evitare danni peggiori al nostro ambiente. Accettare quel disagio è quello che nel giorno in cui il temporale si abbatterà su di noi ci aiuterà a metterci in sicurezza senza correre rischi inutili, condizione necessaria seppur non sempre sufficiente purtroppo.